Nadia Terranova
Il cortile delle sette fate
Certe storie iniziano così, con due protagoniste che anziché incontrarsi corrono in due direzioni diverse. Arte è una gatta nera alla sua terza vita; si è scelta il nome in onore di una dea, Artemide, l’agile e bellissima dea greca, che l’ha cresciuta e resa consapevo- le della propria bellezza felina e femminile, durante la prima vita. Carmen è una bambina selvaggia, nata in una notte d’estate per poi essere abbandonata in un bosco, allevata, scaldata e accudita da lupi, donnole, martore, ricci e ghiri, dai quali aveva appreso linguaggi e percorsi che gli umani non possono comprendere. Tutte e due corrono, sulle pietre del selciato di Palermo nella notte di san Giovanni del 1586, per sfuggire al pericolo più grande nei tempi cupi dell’Inquisizione: essere avvistate, catturate e condannate per stregoneria, espressione e strumento del demonio. In un’epoca oscura e di pazzia gli uomini, i maschi, vedono nel comportamento libero di esseri femminili solo un segno del Male e operano per sopprimere, per distruggere. Ma Palermo è anche città calda e magica che nel suo cuore racchiude un esaltante e provocatorio segreto; in una piazza, al riparo della torretta delle acque, sei donne, sei fate, danzano e coltivano piante odoro- se e magiche, in un vortice di profumi e canzoni ammalianti, pronte a salvare e a rendere libere per sempre una gatta nera e una bambina con le ali in fondo alle pupille.